Misure per la ripartenza degli studi professionali di liberi professionisti
Cari Colleghi e Colleghe,
mi preme sottoporvi alcune riflessioni affinché, attraverso i canali mediatici che ciascuno può mettere in campo, possa evidenziare quali sono le vere esigenze degli studi professionali nella speranza che i nostri rappresentanti più volonterosi possano spendersi per migliorare almeno in parte le condizioni in cui versano i liberi professionisti.
Ad oggi sono state messe in campo essenzialmente due misure per i liberi professionisti ingegneri e architetti: 600 euro a tutti coloro che hanno dichiarato un reddito lordo inferiore a 35.0000 euro e linee di credito garantite dallo stato fino a 25.000 euro.
Tralascio le altre linee di credito che dovendo essere almeno parzialmente garantite dal richiedente creano la situazione paradossale che la capacità di restituzione del prestito deve essere praticamente dimostrata nella sua totalità.
Mi domando quale sia stata l’utilità dei 600 euro distribuiti a tutti coloro che hanno dimostrato di avere un reddito inferiore a 35.000 euro; forse hanno acquistato un programma, forse hanno pagato un corso per acquisire i crediti, forse hanno coperto in parte i versamenti per le imposte o per le spese… e mese prossimo?
Anche le linee di credito disposte dal governo hanno avuto “molto successo”; cosa faranno gli studi professionali con la liquidità improvvisamente ottenuta? Potranno fare investimenti? O forse servirà per pagare i collaboratori dipendenti o a partita iva? I dipendenti possono usufruire della cassa integrazione, i collaboratori possono essere momentaneamente sospesi. Non saranno utilizzati per far fronte agli impegni nei confronti dello stato?
Domande retoriche, la sostanza è che il prestito andrà restituito e che per restituirlo è necessario produrre lavoro in modo continuo e con i margini sufficienti per far fronte agli impegni assunti.
Questo è il punto. Continua a leggere...
Sebastiano Moioli
Presidente InArSIND Bergamo
Autore: - 27/04/2020