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Federazione degli Ordini degli Ingegneri della Regione Friuli Venezia Giulia

Il Decreto Legge sulle liberalizzazioni (Decreto Bersani), entrato in vigore il 4 luglio scorso, e convertito in Legge il 4 agosto (L. 4/8/2006 n. 248) introduce per le attività libero professionali e intellettuali importanti e profondi cambiamenti, che vanno dalle questioni tariffarie, alla pubblicità, alla possibilità di costituire società multidisciplinari, ad altre modifiche che investono questioni economico-fiscali.

E’ indubbio che un iter legislativo tradizionale avrebbe comportato tempi diversi, ma avrebbe consentito di aprire un dibattito all’interno della categoria con risultati sicuramente incerti, ma con il vantaggio di poter approfondire le problematiche.

Il Consiglio della Federazione degli Ordini degli Ingegneri della Regione Friuli Venezia Giulia, pur condividendo le forti critiche da più parti sollevate sul metodo seguito dal Governo, che ha fatto ricorso alla decretazione d’urgenza per disciplinare una materia così delicata e dal forte impatto sociale, senza inquadrarla nel più idoneo ambito di una riforma delle professioni, da molti anni richiesta dalle categorie professionali, non ha ritenuto di aderire a forme dimostrative e di protesta quali il ritiro dei propri iscritti dalle Commissioni istituzionali, iniziativa proposta dal CNI e fatta propria da alcuni Ordini Provinciali.

Ancor meno convinti siamo dei cortei e delle manifestazioni di piazza, ritenendo che il ruolo degli Ordini, nell’attuale contesto, sia altro e ben diverso, ricordando che siamo Enti pubblici non economici, e cioè Organismi ausiliari dello Stato.

E con difficoltà ci possiamo configurare come “parte sociale”, rappresentando il nostro Ordine una categoria, gli Ingegneri, estremamente variegata ed eterogenea, che ha al suo interno funzionari e dirigenti di aziende private, funzionari della pubblica amministrazione, docenti e liberi professionisti.

Venendo alla parte più spinosa del Decreto Bersani, quella che riguarda l’abrogazione delle disposizioni legislative e regolamentari concernenti l’obbligatorietà di rispettare tariffe fisse o minime, leggermente corretta nella conversione in Legge per la parte che riguarda le procedure ad evidenza pubblica, dobbiamo con molta franchezza dire che nel settore privato la tariffa è spesso considerata solo come un riferimento, e la stima dei compensi è affidata ad altri criteri che il mercato ha ormai regolato.

Diverso è il settore pubblico, dove vi sono delle regole e dove vi sono degli standard imposti dalle Leggi sui LL.PP. che teoricamente mettono tutti sullo stesso piano, ma sappiamo anche che è molto oneroso e difficoltoso, per la maggior parte delle Amm.ni Pubbliche, effettuare una seria e rigorosa “validazione” del progetto, necessaria per la verifica del raggiungimento di uno standard progettuale corretto.

Risulta pertanto molto rischioso affidare un incarico basandosi unicamente sul fattore prezzo, mancando in questo momento strumenti di autotutela per le Amministrazioni quali ad esempio soglie di anomalia, come per gli appalti di lavori.

Chiediamo quindi con forza che il prezzo sia una componente non decisiva nelle procedure concorsuali legate alla scelta di un professionista, o, meglio ancora, sia un elemento che venga posto in discussione solo a valle di una scelta di merito, effettuata su curricula, capacità professionali, etc.

Siamo comunque convinti che, pur dovendo affrontare una fase di cambiamenti importanti, saremo in grado di raggiungere nuovi equilibri che consentano il mantenimento e il rafforzamento delle attività Libero-Professionali e la tranquillità per la Committenza di poter contare su progetti ben fatti ed equamente pagati.

Dobbiamo evitare di perdere del tempo in rimpianti del passato, e concentrarci, attraverso un lavoro sinergico tra Liberi Professionisti e Responsabili del Procedimento, nella ricerca di nuove regole che abbiano come obiettivo la qualità del prodotto professionale.

Palmanova, 30 agosto 2006

 

deliberazione

Autore: Claudia Pippo - 30/08/2006